Le 5 auto da Rally che hanno fatto la storia negli anni ’60 e ’70

 

Sapete quali sono le prime auto da rally che hanno fatto la storia di questa disciplina sportiva tanto amata dagli appassionati a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70? Scopritelo con noi

 

 

 

 

Iniziamo con la MINI COOPER, una piccola vettura, la prima citycar ad essere definita la regina dei rally, stiamo parlando dell’auto inglese Austin/Morris Mini Cooper. Prodotta dalla British Motor Company e molto amata in Gran Bretagna regalava forti emozioni di guida perchè bassa e compatta e simile alla guida di un go-kart. Venne prodotta dal 1965 su licenza inglese anche dalla italiana Innocenti, che realizzò sia le Mini Cooper che le Mini Cooper S. Queste piccole auto equipaggiate con motori 1000/1200 di cilindrata ma dotate di un assetto incredibile con piccole ruote da 10 oppure 12 pollici, riuscirono a battere le più potenti Porsche, Jaguar e Mercedes, grazie alla loro agilità e leggerezza. 

 

Successivamente in ordine cronologico troviamo la RENAULT ALPINE A110 nata nel 1962 in Francia, con carrozzeria in vetroresina, caratteristica che la rendeva leggera e maneggevole. Nel corso della sua evoluzione la Alpine 110 utilizzò svariate motorizzazioni, tutte della produzione Renault. La vetturetta francese con motore in posizione posteriore a “sbalzo” e trazione sulle ruote motrici posteriori venne utilizzata e vinse nelle versioni 1.300 e 1.600 cc. anche da piloti che divennero molto famosi all’epoca, come ad esempio il brasiliano Emerson Fittipaldi.  La Renault Alpine è rimasta nella storia soprattutto per essere stata la prima auto a vincere il campionato del mondo nel 1973, poco prima che iniziasse il regno della Lancia Stratos, si proprio lei la mitica vettura italiana, nata nelle Carrozzerie Bertone per mano di Marcello Gandini (padre anche della Fiat X1/9 e della Lamborghini Countach) è stata progettata nei “laboratori” Lancia corse a metà anni ‘70 al fine di debuttare e vincere il campionato del mondo rally (WRC). Il progetto fu avveniristico, perchè al contrario delle auto che venivano utilizzate nei rally fino a quel momento, partiva proprio dalla vettura da competizione per poi essere trasformata in auto stradale. Venne concepita una vettura molto leggera e agile, la prima autovettura nel mondo rally ad utlizzare la trazione posteriore con motore 6 cilindri a V 2500 di cilindrata aspirato montato sopra all’asse delle ruote posteriori e abbinato ad un cambio a 5 rapporti. Il motore da competizione arrivava ad erogare una potenza di ben 300 cavalli dai ben 190 originali. Il motore era quello della Dino Ferrari e la Lancia lo volle per le ottime doti di coppia e potenza.

 

Contrariamente alle auto basse e due posti "secchi" arrivò il momento della FORD ESCORT RS che si rese famosa nel mondo del rally con una lunga e costellata serie di successi: dalla prima MK1 1600, apparsa sulla scena rallistica alla fine degli anni 60 ad oggi, la Escort è diventata la macchina da rally più vittoriosa e diffusa di sempre. La versione più leggendaria è sicuramente la RS1600, RS come Rally Sport regina delle corse e famosa soprattutto per la vittoria nella Londra-Città del Messico del 1970. Poteva contare su un motore molto potente e robusto siglato BDA (Belt Drive, series A), già all’epoca con testata a 4 valvole per cilindro e che si prestava ad elaborazioni estreme. Altrettanto leggendaria è stata poi la Escort RS1800, vincitrice del campionato del Mondo nel 1979 e che con la sua leggerezza, guidabilità e potenza fu la vettura da battere. 

 

In Italia in casa Abarth si lavora ad un progetto del gruppo FIAT che decide di impiegare la 131 ABARTH, simile come tipologia di vettura alla Ford Escort e ricordata dai nostalgici dei rally degli anni 70 per i suoi traversi infiniti e dal suo motore rombante e poderoso. Prodotta come modello due porte nella versione “131 Racing”, omologata in Gruppo 1 e la più potente “Abarth 131 Rally”. Un progetto nato da una rassicurante vettura familiare dal tipico stile Fiat di quel tempo. L’idea arrivò dai dirigenti Fiat assieme al collaudatore del gruppo Giorgio Pianta, che vollero puntare tutte le risorse economiche destinate alle corse sul modello nato per le famiglie, preferendo la 131 alla due posti Fiat X1/9, già in fase di sviluppo per l’omologa in Gruppo 4. Il progetto denominato “030” della X1/9 sarebbe stato molto più performante, grazie al motore in posizione posteriore alle spalle del pilota e con un baricentro basso, ottime sospensioni e dal peso contenuto. La Fiat 131 Rally fu un prodotto di marketing pensato per vendere vetture attraverso la presenza nei Rally mondiali. Venne dunque vitaminizzata dagli ingegneri dell’ Abarth attraverso un motore di 2.000 cc. molto potente e adeguato per le competizioni degli anni 70. Nonostante avesse il motore anteriore e la sola trazione posteriore la Fiat 131 Abarth Rally vinse il campionato del mondo tre volte, nel 1977, 1978, e 1980 ed un mondiale piloti, contro una concorrenza che in quegli anni giocava alla pari sul piano delle caratteristiche tecniche molto simili alla berlina italiana. La forza della 131 Abarth era quella di avere una meccanica robusta, un buon motore e un assetto che la rendeva guidabile sia su fondi sterrati sia su asfalto. I tecnici Abarth dal modello 131 Racing attuarono diversi miglioramenti, che riguardarono sopratutto l’impianto frenante con dischi anteriori e posteriori e con attacchi differenti delle pinze, l’allargamento dei parafanghi per ospitare ruote di maggiori dimensioni, bracci delle sospensioni differenti rispetto al modello Racing. Il motore 4 cilindri in linea a carburatori fu poi elaborato dai tecnici torinesi e partendo da un’ottima base sviluppava oltre 220 cavalli. Il sound della Fiat 131 era inconfondibile, i suoi traversi sono rimasti impressi nella memoria degli appassionati. Un’auto che fu capace di vincere tanti rally e 3 titoli mondiali, grazie al supporto dei tecnici torinesi che in quegli anni erano l’orgoglio italiano nel Mondo dei rally.

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